L’Associazione Sportiva Dilettantistica Frare – De Nardi, rappresenta l’unione simbolica di due grandi valori: la libertà e lo sport.
Nasce nel 1954 da un gruppo di amici della Val Lapisina, con la voglia di fare qualcosa per il proprio paese, di renderlo più vivo e il desiderio di ricordare per non dimenticare gli amici perduti prematuramente (Luigi Frare di Savassa, appassionato sportivo morto a soli 22 anni per infarto, e Antonio De Nardi, di Savassa, 32 anni, ucciso sul Cansiglio durante un rastrellamento).
Appassionati di ciclismo, accomunati da una grande vitalità e amore per lo sport, conversando del più e del meno, seduti attorno alla fontana di Savassa (località a nord di Vittorio Veneto), decidono di creare una società sportiva e in breve tempo fondano il Gruppo Sportivo Frare – De Nardi, che si affilia all’allora UVI (Unione Velocipedistica Italiana).
Il gruppo, con radici ben affondate nella realtà locale, si è guadagnato negli anni la stima e riconoscenza di tanti sportivi, praticanti e non, per lo svolgimento di una valida attività di promozione sociale e sportiva, che si è potuta realizzare e tuttora si realizza, grazie all’instancabile e gratuita opera dei molti sostenitori e volontari.
Fin da subito la Frare – De Nardi si è resa protagonista di diverse iniziative sportive, avviando molti giovani al ciclismo e organizzando manifestazioni sportive.
Negli ultimi anni il sodalizio si è concentrato sull’organizzazione di gare ciclistiche, che nel tempo sono state potenziate e migliorate, ed oggi l’attività organizzativa rappresenta il fiore all’occhiello della società, che ha saputo dare forma e concretezza alle risorse economico finanziare e alla generosità dei numerosi sponsor, ottenendo così stima e riconoscimento nell’ambiente ciclistico nazionale.
Più di 60 anni dopo, animanti dagli stessi valori e spirito civico, un nuovo gruppo di amici, capitanati dall’attuale Presidente della ASD Frare – De Nardi, decidono di mettere in cantiere una nuova iniziativa di fruizione del territorio in cui vivono e individuano nel Cansiglio il luogo che coniuga al meglio sport, ambiente e cultura: Il Bosco per antonomasia della Serenissima Repubblica di San Marco dal grande fascino ambientalistico, ricco di storia e tradizioni popolari merita di essere riscoperto, valorizzato e condiviso.
Ed è così, con semplicità, determinazione e professionalità che è ha preso forma questa iniziativa cicloturistica rivolta a tutti coloro che amano le emozioni che solo lo sport (inteso come attività ricreativa che impegna le capacità psico-fisiche dell’individuo), abbinato alla cultura e territorio, sa dare.
Sono stati così individuati 8 percorsi per salire a Pian Cansiglio e conoscere i vari versanti che portano all’Altopiano: alcuni più semplici, altri più impegnativi, ma tutti di sicuro interesse.
Buon divertimento.
Le premesse dalle quali è nata l’idea di questa proposta di fruizione del nostro territorio, risiedono nei luoghi, nei paesaggi e nella storia che esso rappresenta. Il “Cansiglio” (altitudine media di 1000 m) è il territorio che caratterizza l’arco prealpino al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Quest’ampio catino condiviso dalle provincie di Treviso, Belluno e Pordenone, è di natura calcarea con importanti manifestazioni carsiche determinate dall’erosione dell’acqua: grotte, inghiottitoi (bus) e sprofondamenti (doline) nei quali si formano ristagni lacustri detti “lame”. Questa caratteristica morfologica è motivo delle particolari condizioni climatiche e del fenomeno dell’inversione termica, per cui la temperatura aumenta con l’aumentare della quota. Ricco di flora e fauna, il Cansiglio deve la sua “fama” ai boschi che lo ricoprono e la sua storia è legata a quella della Serenissima Repubblica di San Marco, anche se il primo documento ufficiale che certifica questo territorio come “bosco”, risale all’epoca longobarda.
Nel 1404, la Comunità di Belluno decide di mettersi sotto la protezione della Repubblica di Venezia con la dedizione di tutti i suoi territori, Cansiglio compreso: le attività forestali che si svolgono, assumono primaria importanza e vengono normate.
Nel 1548 il Consiglio dei Dieci (massima autorità di governo della Serenissima Repubblica di San Marco) proclama la Foresta “Gran Bosco da Reme di San Marco”, riservandola alla produzione di remi per le galere e di legname per l’Arsenale. Viene istituito il “Capitano Forestale” e le cosiddette “Compagnie dei Remieri” alle quali è affidata la gestione del bosco, in particolare il taglio delle piante e la forgiatura dei remi. Nel 1550 la Serenissima, Doge Francesco Donà, esegue la prima di numerose conterminazioni (determinazione dei confini dell’area protetta) della foresta: in quest’area non è possibile pascolare, costruire casere né tagliare alberi se non quelli scelti ogni anno dai responsabili dell’Arsenale per le esigenze della flotta; è del 1622 la conterminazione del bosco con la posa, su indicazione del Capitano e il Podestà di Belluno, Federico Cornaro, dei cippi numerati recanti l’incisione della lettera “M” (San Marco), nei quali ancora oggi si vedono scolpite le date dei censimenti con le iniziali del rispettivo Capitano Forestale. Le Compagnie dei Remieri annotano età e previsione di taglio di ogni singola pianta di questa meravigliosa foresta che all’epoca aveva un’estensione di 50.000 ettari, ed era suddivisa in 16 settori dai quali a rotazione e in cicli decennali si prelevavano i faggi.
Il Consiglio dei Dieci, sempre nel 1622, istituisce anche “il Mezzomiglio” ovvero una fascia di protezione esterna larga circa 500 passi che circonda il bosco, in cui “ … è lecito pascolar, ma non tagliar senza licenza…”; viene “conterminato” anche il pascolo della piana, mediante la realizzazione di due anelli concentrici di cippi, e si provvede a fissare il numero massimo di animali, per tipo, ammessi al pascolo.
Tutte queste diposizioni, assieme a numerose delibere e proclami successivi, emanati a tutela del “Gran Bosco da Reme”, costituiscono la prima esperienza di area protetta per legge nella storia. Si tratta di un corpus normativo completo, che prevede anche sanzioni e pene per chi taglia piante senza la licenza del Consiglio dei Dieci, finalizzato alla protezione e sfruttamento sostenibile e lungimirante di un territorio.
La Foresta del Cansiglio, dimora di faggi e abeti, rappresenta la prima esperienza documentata al mondo di riserva naturale.
Territorio di immigrazione tra il 1700 e il 1800 di popolazioni cimbre provenienti da Roana sull’Altopiano di Asiago, tuttora presenti con le proprie tradizioni e cultura, oggi il Bosco del Cansiglio costituisce un importante polmone naturale di 7000 ettari di foreste di faggi, abeti bianchi e rossi: Foresta Demaniale della Regione del Veneto, una delle più importanti risorse ambientali regionali, inserita nella “Riserva Naturale Biogenetica Campo di Mezzo - Pian Parrocchia”, fa’ parte delle aree SIC – Sito di Interesse Comunitario – ed è una Zona di Protezione Speciale – ZPS – inserita nella “Rete Natura 2000” e, come ai tempi della Serenissima, ancor oggi gode di uno speciale regime protezionistico che rende assai limitati e accuratamente controllati i tagli del legname.
Queste prerogative ambientali peculiari così come la storia singolare di questo territorio, unite alla passione per la bicicletta, mezzo ecologico per eccellenza, hanno contribuito e dato il senso del progetto: così per esplorare i suggestivi paesaggi e conoscere la singolarità del Bosco della Serenissima, sono stati individuati gli 8 percorsi proposti, che siamo sicuri si trasformeranno in altrettante esperienze sensoriali uniche.